15 Gen Manukafashion: imprenditoria italo-africana
La nuvola del lavoro
di Silvia Pagliuca
Colori d’Africa, energia d’Italia. Sembra quasi di toccarlo, il grande Continente, di accarezzarne i contorni, le dune ocra, i cuori selvaggi.
Merito delle stoffe vive di Manukafashion, il progetto di imprenditoria sociale nato dalla creatività di tre giovani donne: Manuela Bucciarelli, Lisa Giovannitti e Valentina Conti, esperte di cooperazione internazionale, diventate amiche dopo aver frequentato insieme un master in Economia per lo Sviluppo.
Manukafashion, infatti, muove i suoi primi passi in Malawi, nell’Africa Orientale. «Era il 2011, Manuela lavorava lì per una Ong americana e per puro caso conobbe Emmanuel, il guardiano notturno che poi sarebbe diventato il nostro primo sarto» – racconta Valentina.
Emmanuel, bravissimo con fili, stoffe e colori, si cimentava all’occorrenza in riparazioni di sartoria, mostrando abilità crescenti tanto che, poco a poco, in tanti iniziarono a richiedere le sue creazioni.
Fu così che, terminato il progetto con la Ong nel 2013, Manuela tornò a Roma, più che mai, a dare vita a una sua impresa sociale con l’aiuto delle amiche Valentina e Lisa.
Da qui nasce Manukafashion: la cooperativa di produzione e lavoro in cui si realizzano a mano prodotti tessili per la casa e accessori per la persona combinando un’ampia gamma di pregiate stoffe africane e diverse tipologie di tessuti italiani.
Produzioni particolarmente speciali poiché realizzate con la collaborazione dello stesso Emmanuel che lavora con loro dal Malawi.
È dalla sua terra, infatti, che vengono importate le stoffe pronte per essere lavorate da sarti e sarte provenienti dalle comunità di migranti disseminate lungo lo Stivale.
«Collaboriamo con i centri di accoglienza, facciamo colloqui e scegliamo i più promettenti che al momento retribuiamo con i voucher ma che ci piacerebbe poter stabilizzare in futuro» – spiega Valentina, specificando: «Ciò che ci rende davvero felici è sapere di poter contribuire alla formazione di queste persone, offrendo loro la possibilità di intraprendere una professione nel nostro Paese».
È il caso, ad esempio, di Ilda arrivata in Italia nel 2012 dall’Ucraina, di Lamin dal Gambia e di Faith dalla Nigeria, selezionati nel centro di accoglienza di San Giovanni a Roma, oggi sarti doc di Manukafashion.
Allo stesso tempo, le ragazze hanno attivato una collaborazione in Uganda dedicata ai tessuti batik realizzati da una cooperativa di donne disabili o affette da HIV-AIDS e stanno lavorando per sviluppare nuovi contatti con realtà simili in Ghana.
«L’impegno è notevole, certo, anche economicamente – ammette Valentina – siamo partite investendo il nostro capitale e ricorrendo a un prestito finanziario da una società che realizza micro incubazioni d’impesa; lavoriamo in uno spazio preso in affitto in un coworking a San Lorenzo e vendiamo solo online, ma abbiamo un obbiettivo chiaro: rendere Manukafashion un’impresa capace di stare in piedi da sola sul mercato, offrendo una giusta remunerazione a tutte le persone coinvolte. Solo così la cooperazione sarà reale, di crescita comune e non solo assistenziale».
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